Kia piantina sempre arancio

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‘Stamattina la pioggia non cessa, meglio così.
Ho i libri sulla sinistra che FREMONO per essere aperti.
Spero solo di svegliarmi fra qualche ora, ecco...

Ieri fantasmagorica festa post-matrimoniale, in cui lo sposo (soprattutto, ma non solo) ne è uscito piegato dal vino. Credo tutto sommato felice.
Insomma mi sa che sono una delle poche che riesce a ballare la musica anni ’70 e non
dalle nove e mezza di sera fino alla tre di notte, senza bere una goccia d’alcol, sotto effetto antibiotico, ad un giorno e mezzo dall’estrazione del dente del giudizio,
assieme a persone totalmente ubriache e semi-sconosciute, una Marla Singer e Uma Thurman de no’ artri, ingegneri matti&sregolatissimi.
Io sottobraccio ad Antoine, ormai eletto a mio mito personale, sono riuscita a trascinare in mezzo alla pista anche una delle persone più restie a lanciarsi nei peggio balli (cioè Andy).

It’s a kind of magic

?

Il locale, tra l’altro, è stupendo. A parte dentro, tutto in pietra e muratura, all’esterno ha una vista spettacolare.
Lucine arancio-gialle sulla costa, sommerse dal vociare notturno della pioggia, guardate di sfuggita da quelli che uscivano per fumare.

Mentre io estranea e ferma lì,
ad osservare tutto dal mio angolino personale di Mondo.

Barceloooooonaaaaa

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Ho un semi delirio esistenziale, non so se causato dai Queen e dalla loro celebre “Barcelona”,
dal ricordo della vacanza in Spagna quando, di prima mattina, mi sono affacciata al balcone dell’Hotel intonando una lirica possente della sopra citata canzone
-BAAAARCEEEEELOOOOOOOOOONA
a braccia spalancata, con la mantella arancione tipo Batman de noartri e lo sguardo oramai annebbiato dalla Sangria ( a volte usata come collutorio, per necessità). Quando dopo poco, sul pullman
“Ma chi è che stamattina cantava Barcelona dalla finestra?”


oppure dall’anestesia post estrazione dente del giudizio, che mi sta trascinando in un fantasmagorico tunnel di leggerezza e di sospensione,
nonché in uno stato simile ad un palloncino aerostatico dalla bocca storta, gonfiato con l’elio. Ovviamente.

“Posso gonfiar
fino al camìn
farmi piccina come un topìn...!”

Bokiamo?!

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Si gioca...

->A giro con la Primavera.

Essere-è

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Cioè colori Nikon.

Alle prese con il loghino fucsia di InDesign, per un book che probabilmente non verrà mai fuori. E mi sono dimenticata di nuovo l’enciclopedia in cucina. 
Ma mi chiedo, ‘sta testa dove la lascerò un giorno? Più che altro la domanda corretta sarebbe
“L’ho già lasciata da qualche parte?”

Primo giorno di non Primavera: fuori il vento gela gli alberi e le lenzuola bianchissime affacciate ai balconi. Scompiglia il torpore dei miei pensieri a rallenti per effetto antibiotici... 
Così il sabato pomeriggio se ne va con la luce giallobarraarancio, con un bel rullo in b/n di foto che avrei potuto fare e che non farò, con gli occhi che saltellano veloci verso il tramonto da osservare dietro la finestra a due ante della mia caos-camera... Una bella teiera di tè verde da gustarmi con la dovuta calma e concentrazione, So Flute di St. Germain in sottofondo. 
E chi non s’è visto non s’è visto.

Tra l’altro non è nemmeno la prima volta che mi stringo le mani da sola.

Tutti i tetti del Mondo

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In ordine...
Nelle mie giornate passate mi sono trovata davanti innumerevoli panorami, neve alta, saliscendi su colline verdissime e nuvole stratificate. 
Strade bianche, texture rossa e occhi vivi. Talmente pieni che io non lo so proprio come si fa fotografarli.

E tra un pendio ed un altro, tra inquadrature mancate e parole preziose di un grande fotografo, le strade ci hanno condotto dentro una notte gentile, al profumo di tartufo ed ancora un poco di legna.
Di quel profumo che si respira soltanto nei silenzi delle stradine minuscole, tortuose. Che mi lasciano un po’ senza fiato perché si affacciano su una realtà antica. 
Così mi rendo conto di quanto io sia piccola, di quanto sia nulla e di quanto sia bello essere un microscopico tassello.
Capace di sentire.
[ Qualche foto qui. ]

Il rientro di Lunedì mi ha catapultato immersa nei doveri fino al midollo, invece.
In alcuni contatti sterili, sprofondata nel nervosismo.
Tisane di caffè tra le mani, i sorrisi che contengono un confezionato “Ciao, a presto” senza volerlo, tra l’altro. E il mio sguardo in fuga generale dietro l’angolo.

Quando esco dall’università mi capita spesso di guardare le finestre degli ultimi piani, quelle che dialogano direttamente col cielo. Sono estranee a chi si trova sempre per terra. A chi ci cammina senza sentirla mai sua.
Questo pensiero mi rilassa, così come quando sono sul treno e guardo verso l’alto fuori dal finestrino.

E tutto sembra finalmente più lento.

ìmpari

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Sono uno straccio!
Da 1 a 20 sono sexy menoinfinito e in forma costantemente decrescente. Sento il vento come i gatti, che fanno le ruzze e diventano isterici (non so se è comune a tutti, alla mia gatta di sicuro), non sono per niente meteoropatica, visto che fuori ci sono un cielo ed un sole quasi settembrino tanto che nitidi. E invece io coltivo un’ incazzatura latente.
In questi giorni sono un po’ come un meteorite che arriva a velocità stratosferica per schiantarsi con un tonfo esagerato sulla terra, per radere al suolo qualsiasi cosa esistente nel raggio di chilometri.
Ecco.

Terrorizzata di non saper fare più foto, dopo circa 3 mesi di assenza scatti, ho spaccato l’anima per 3 giorni a Jessica, alla neve, al mare, alla sabbia, ai passanti, alla Luna.
Tutto perché Sabato dovevo far foto ad un matrimonio. Ed io soffro di ansia da prestazione, oltre che di mille altre cose inutili, odio sapere di non saper fare le cose per cui sono chiamata.
La cosa peggiore è che inizio a preoccuparmi tipo mesi prima e ad accumulare libri, pdf, video, tutorial, immagini, giornali. Qualsiasi cosa possa essermi d’aiuto. Finendo con l’affidarmi alle mani del mio intuito e di quello che sento.

Ma in genere sono un tipo tranquillo
antifashion per eccellenza
e che beve camomilla alle sei del pomeriggio
...


Sempre dritto fino al mattino

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E’ bello lasciare qualche scia colorata
qualche segno del proprio passaggio. 
Che sia un coriandolo, una goccia di pioggia
o una risata. 
E’ bello lasciare qualcosa di sé, dietro di sé, dentro qualcun’ altro. 

Certe volte cammino troppo svelta e a testa troppo alta.
Certe volte mi ricordo troppo
poco di te, certe volte ti penso troppo
piano.

Anche se, forse, le cose migliori
sono quelle che fanno poco rumore.