Life in Technicolor

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Nonostante la sveglia alle 5.31, le quattro ore di treno andata | ritorno con lettura leggerina del buongiorno | buonasera tipo "Cavie" di Palahniuk, la corsa per arrivare in facoltà fresca come una sorgente (di cazzate) entro e non oltre le nove (e ciò vuol dire stazione->facoltà in meno di dieci minuti quando a passo svelto ne dista una ventina. Infatti ho deciso che parto di casa in tuta, mi porto il cambio e quando scendo dal treno inizio a correre con lo zaino in spalla. E chi s'è visto, s'è visto. )

Dicevo: entro e non oltre le nove, per essere pronta ad ogni domanda possibile ed immaginabile del professore di diritto urbanistico... Che ancora non ho capito se è perché mi ha preso in simpatia oppure tutto l'opposto, ma comunque l'importante è dare risposte con un certo abarraplomb che poi non ho, infatti notare l' a privativo.
Nonostante le sette ore di lezione globale, sono super estasiata per l'esperienza in camera oscura. E' da sempre che desidero usare i rivelatori, le pinzette, le bacinelle, la carta fotografica...
Non vedo l'ora di sviluppare il mio primo vero rullino in bianco nero. Anche se comunque ottenere una stampa dal foro stenopeico con vista duomo non mi ha fatto molto schifo.

Una ragazza (la quale ancora ignora che fra molto poco poserà per me) mi dice:
" Cavolo. Io avrei paura a stare qui dentro da sola. Tu non avresti paura?"
La guardo, ma non ho la certezza che se ne accorga, e allora le avrei voluto rispondere
- Stare qui dentro è come essere avvolta nell'ovatta, una sensazione di non sensazione, di calore delle cose, degli oggetti, delle persone. Un po' come tirar fuori un coniglio bianco da un cappello magico-
Poi le ho risposto solo che
" Ma no, è rilassante"

Non so come mai, molto spesso non dico tutto quello che realmente mi passa per la testa. Troppo spesso non dico niente di niente.
Forse perché un po' odio quando gli altri mi guardano come se fossi scesa da una nuvolona, a triliardi di universi paralleli da qui.

E altro cielo, altra corsa.



1 Comments:

Alessandro Melillo ha detto...

e cosi' finalmente hai guadagnato l'accesso al famigerato laboratorio fotografico di ateneo!
hai tutta la mia stima.
ora non ti resta che fare un po' di casino, sbagliare i tempi di sviluppo (non di stampa, eh, di sviluppo, cosi' fotti irrimediabilmente le foto), spomparti di esalazioni del rivelatore, macchiarti i vestiti, tutte cosette cosi', che alla fine pero' fanno piacere.
e magari scopri come me che i fiori della yucca odorano di Rodinal, se stanno sfiorendo.
che bello.
e la pinhole l'hai fatta da te?
via, giu', raccontami un poìno!!!