Cartolina

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"Ti scrivo caro fiore,
che qui non nevica e non piove
più"

foto di Andy

... Sono tornati i fine settimana in questi due giorni, dopo circa un mese che non se ne vedeva uno come si deve.
Ritrovarci sulle strade e sulle curve dell'autunno, sul punto di arrivare alla fine delle sue sfumature accese.
Cercare un albero arancione da mettere come sfondo pagina di una giornata.
Si vola e si scende come un'altalena,
si respirano i profumi che non ci appartengono con gli occhi che seguono,
si avvicendano le casine abbandonate, le foglie che planano
con tutta la calma del mondo,
e pensare
mi piacerebbe riuscire a fotografare una persona che, nel mentre, mi guarda glaciale, diretta.
Il silenzio scandito dai rintocchi del vento sulle mani, dove c'è aria fradicia di colori freddi, sole e nuvoloni, pioggia e tramonto.
Mi piace questo ritmo, lo sento pieno.

Quei fottuti piccoli gesti che ti abbracciano la vita,
piano.




a u t u n n o

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Jessica
Nikon D300 + 50mm f/1.4
luce naturale

a u t u n n o

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Jessica
Nikon D300 + 50mm f/1.4
luce naturale

Hello Goodbye

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You say goodbye and I say hello.

E' ufficiale.Le giornate di fine mese si stanno letteralmente rincorrendo a ritmo dei The Beatles, in sincrono con le ferrovie dello stato, in ritardo con i miei programmi, in anticipo con i miei desideri, alla larga dai miei buoni propositi.
Sempre più sconcertata dal comportamento della gente, dal gioco della pagliuzza e della trave. Sempre più convinta che non siamo affatto tagliati per capire la gente.
Ma solo per vivere profondamente qualche persona.
Infittire la lana colorata dei rapporti umani
con cui ci scaldiamo quando cambia il vento.

E poi sì,
le persone si incontrano per caso, non c'è niente di predestinato e di magico.
La magia arriva dopo, se ne siamo capaci.



Quello che resta.

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E' quello che conta.


I've been searching for my wings. Some time.

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Grigio e bianco, in tinta perfetta con la notte in dormi-veglia, in contrasto netto con la pausa caffè.
Allora esco dalla porta
vestendomi di viola, berretto arancione, borsa verde.
E mentre cammino per le strade, praticamente sole,
cerco di non pensare alla gran fifa che ho, al non deludere le aspettative, al non deludere soprattutto me stessa e tutto quello per cui e grazie al quale sto percorrendo questo sentiero. Alla felicità, nervosismo, eccitazione, incredulità.

E' semplicemente un altro gradino da salire.


Guardo in alto il cielo che scolora, tutto
e una canzone che risuona tra le pareti del mio fantasticamente minuscolo mondo

...
i've got my heart, here in my hands now.
i've been searching for my wings,
i've been searching for my wings some time
'cause i'm a bird girl
and the bird girls go to heaven,
i'm a bird girl
and the bird girls can fly




Moonlight is bleeding from out of your soul

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Questa mattina mi sveglia il mio aspetto al limite tra l'inverosimile e la devastazione più totale.
Mi guardo allo specchio e noto, in ordine: le occhiaie, le occhiaie, le occhiaie
(mi addormento)
la bocca gigante in modo assurdo e rossissima
"Oddio ma cosa mi sta succedendo"
La mia voce da oltretomba dopo aver dormito tutta la notte respirando con la bocca perché il mio naso non esiste più.
Ah già. Noto anche che il mio naso non esiste più.
Apro l'acqua bollente della doccia, sperando nel miracolo: ovvero di potermi trasformare in un genio stratosfericamente gnocco. Ovviamente non per la consistenza.

Invece esco dalla doccia bollente (dopo essermi ri-addormentata sotto il getto del bocchettone) ugualissima a prima e preoccupata per i miei capelli,
come ogni volta che esco fuori tentando INVANO di dar loro una piega.
Non fa una piega, si dice. E non a caso.
Bevo il tè verde a 6000 gradi dalla tazza desideri e mentre il vapore si innalza inebriando i miei sensi sepolti da coltri e coltri di inutilità, fuori si scatena una tromba d'aria, phonnandomi di ghiaccio i capelli, che oramai...
Da vera eroina salvo la mia gatta che stava per vorticare sul terrazzo assieme ad una miriade di foglie rossebarragiallebarrarancio.
Buongiorno Autunno!

Comunque io sottolineo che ne è valsa la pena, anzi STRAVALSA la pena. Non potevo perdermi il concerto dei Porcupine. Che dire, indescrivibili.
Io imbottita di actigrip, completamente anestetizzata da qualsivoglia sensazione umana, estraniata dalla loro musica aliena.
Perché, diciamocelo, non sono umani.
E se a Milano, due anni fa, erano stati strepitosi,
a 'sto giro si sono superati, suonando due ore e mezzo: la prima parte eseguita magistralmente con tutto The Incident Disc 1 e se mi aveva convinto meno di Fear of a Blank Planet, dal vivo mi ha ipnotizzato, coinvolto, stravolto il cervello e soprattutto il cuore durante I drive the Hearse.
Pezzo, a mio parere, capolavoro.

Nella seconda parte -revival cattivissimo-
Wilson raggiunge il culmine con Anesthetize e procede con una scaletta per niente scontata, passando da The Start of Something Beautiful fino a toccare picchi melodici con Lazarus.
Inevitabile il bis, considerati anche noi tutti,
calorosissimi a fare i cori o ad ascoltare in religioso silenzio.
Tanto che secondo me i porcospini erano sinceramente stupiti.
Finale col botto: Trains, una delle mie preferite di uno dei loro album TOP- In absentia.

Al ritorno, in macchina, canto un mix di parole a caso tra Radiohead, Beatles & Rolling Stones, con la testa che mi precipita
sul sedile dal sonno.

Ed un volo leggero.
Tutta -la- vita.

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Oggi penso a tutte le persone lontane.

E che invece vorrei avere vicino.


A tavoletta

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Un giorno e mezzo di "festeggiamento" Halloween per capire che:
la bassa affluenza non esiste negli stessi posti dove esistiamo noi
Domino ha il braccio meccanico ed estendibile per agevolare gli autoscatti da Marte
le previsioni del tempo sono una nostra proiezione mentale, il freddo polare no.
Di conseguenza, zupparsi completamente capelli, felpa, maglia, sciarpa a Novembre non è una buona cosa, monopolizzare gli asciugatori elettrici dei bagni meno, ed ancora di meno se a rimetterci è la frangia tipo cane anni '70 (che sono già pentita di essermi fatta, tra l'altro.)
la Horror House di Movieland non ha un finale filo-ironico come io pensavo, non c'è nessun figurante che spunta alla fine del percorso con un phon per far ridere la gente dopo 10 minuti di totale smarrimento.
Quello che ho scambiato per un phon era una sega elettrica ed il figurante era Jason. Almeno credo.
Non ho potuto esorcizzare il mio terrore per IT perché, quando ho sentito la voce provenire da un tombino :
"Lo vuoi un palloncino?"

ero troppo intenta a non sbattere contro un muro del tunnel, il quale, completamente buio, era tracciato da delle lucine rosse posizionate a 6 metri di distanza l'una dall'altra... E la mia vocina intermittente isterica finta sicura da capofila poteva risultare alquanto fastidiosa
"OOOOOH CI SIETE TUTTI DIETROOOOO??"

Che se avessimo avuto i nostri mantelli avremmo fatto una discreta figura e che per una volta il Benny ha avuto ragione. Che se il Benny russa bisogna chiamare il gatto. Che sono tornata tanto bambina e il metro e venti per me non è un'altezza da sottovalutare, dear guest.
Che guidare le macchinine per me è come essere sulle montagne russe; anzi, per chi è in macchina con me.
Che il Rock Restaurant fa malissimo alla linea anche se mi regalate il bicchierino rosso,
ma fortunatamente ce l'ho parecchio lontano da casa e comunque i Take That non sono affatto rock. Gli AC\DC tanto, e vanno quasi sempre bene. Anzi, sempre.
Che io mi diverto con poco, specialmente se ho la macchina fotografica tra le mani, e gli altri si divertono poco quando ho la macchina fotografica tra le mani.
E belle cose, bella squadra,
tornare alla routine, riacquistare un tot di decenza sarà sicuramente più piacevole nonostante rimanga ad ogni modo un'impresa improbabile.

Oggi tutta questa pioggia cade a pennello per una tisana calda, un plaid rosso a quadri sulle ginocchia e buona musica nelle cuffie.