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Alla fine, nonostante la memoria fotografica mi abbia mangiato una decina di foto (tra cui quella del secolo, chiaramente) quelle restanti non fanno molto schifo. Ma ho bisogno di un rinnovamento radicale, anche di colori, di pensieri, di testa, di cosa guardare. Di tutto.

"Cambiare cambiare in perenne ricercare. "

Mi manca sempre qualcosa, non sono mai contenta e sono un'enorme rompipalle.
Perfetto, direi.

. . .

L'Autunno non è mai stato -così rosso-, oggi più che mai a 1041 mt di altezza.
E il silenzio a riempirci l'aria, ed io a saltarci dentro
e la miriade di foglie piccole e gialle, grandi e arancioni
che scricchiolano al mio passaggio.

... rumori di sfondo...

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In realtà ho molti dubbi, in generale. A parte in quelle due o tre cose che mi scaldano dentro anche quando non c'è altro che freddo. O quando piove a dirotto e ti si fradiciano i pantaloni ed i calzini ed i capelli e il cappuccio della felpa. E sai che noia. 
Invece no, in alcuni angoli della mia vita spunta sempre il sole.

Ma non è una buona serata questa per mettersi a ragionare.
Mi chiudo in una cinquantina di pagine di un libro e
click.
[ e poi le lucine
tanto per chi la tristezza non sa giostrarla]

_ Lo strano caso di Chiara sveglia a mezzanotte _

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Camomilla time forever.

Gli occhi mi stanno implorando pietà in ginocchio, ho lavorato fino ad ora ad un'impaginazione in Azero, per di più nemmeno con illustrator ma con photoshop, quindi i layer scritta li odio, dal profondo di me stessa.

Oggi ho rischiato la vita, come nei peggio film trash della storia,
uno di quelli in cui ci sono i personaggi scritti da uno sceneggiatore che si rifiuta di scrivere
e quindi non li descrive, ma li lascia così, al caso.
Come vengono, vengono.

Un po' come nella vita di tutti i giorni.

Quindi insomma, stavo facendo la mia foto ad un vicolo di un borgo.
Uno dei tanti che ricerchiamo nei weekend.
Guarda caso, proprio in fondo al vicolo sulla destra c'è una graziosa donnina simile alla maghette Flora Fauna e Serenella della favola.
Di solito io sono discreta nel fare le foto, scatto e via, non me ne accorgo nemmeno io.
A 'sto giro però, avevo lasciato il timer dell'autoscatto impostato (un po' come le iso 1000 che me le scordo). Sicchè

titititititiitittititi

un casino della madonna
e il cane che inizia ad abbaiare

la gente che si affaccia alle finestre tipo
EGOIST


Vabeh, insomma.


Proseguo in direzione della graziosa vecchietta e questa
paonazza in viso, mi urla

FAI FOTOGRAFIE ALLA GENTE?!?!?!

io, demente, pensando fosse una domanda seria e non retorica le rispondo pure, non avendo compreso che forse era meglio non fermarcisi a ragionare

-Ma no, signora, ma si figuri!

-
FAI FOTOGRAFIE ALLA GENTE?!?!?
(e si avvicina sempre di più, con quel maglioncino rosa chiaro ed un'inverosimile borsetta sotto il braccio. Cioè una signora normalissima, a parte l'espressione tipo WENDYYYYYY)


_ No, signora, le assicuro che... -


FAI FOTOGRAFIE ALLA GENTE?!?!?!

[ ma stica!!] Allora capisco che probabilmente non era una domanda che voleva una risposta, ma che voleva dire

-Levati dal cazzo, fotografa della domenica- più o meno
Allora scappo piuttosto terrorizzata,
con quella foto lì che fa anche piuttosto schifo

correndo verso Andy che era scomparso nei meandri del paesello.
A mio avviso piuttosto inquietante, tra l'altro.

Ovviamente è anche per tutto questo che tra il bene ed il male scelgo i gatti.

Anzi, ci scegliamo a vicenda.

Vabè.

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Sono qui che ascolto Last laugh del Sig. Knopfler con le cuffie megagalattichebarraspaziali, regalatemi da Andy, in preda ad un sonno imperante.
La settimana mi grava tutta sulla spalla sinistra. E mentre viaggio nel treno, mentre cammino per i sentieri nascosti e assolutamente in salita nei dintorni di Castelnuovo Magra, mentre mi arrampico fino a sudare freddo a causa delle vertigini fin sopra un panorama che spezza il fiato ed un cielo terso... Fino ad inghiottire i migliori buoni propositi di combattività, di serenità, di continuare a credere in me stessa e nel mio cervello pensante

-?-

Fino al midollo di tutto ciò che sono e non sono ma potrei essere
rimango certa di brillare come quel
micropuntoliiiiino nell'universo
fluttuando nella via lattea con un po' di cioccolato fondente amaro nella tasca della felpa
tra triliardi di stelle giganti
incredibilmente luminose.


Rigirandomi di qua e di là, a passo un po' sicuro,
a testa un po' piccola e un po' bassa

ma soprattutto sperduta.
E non voglio di certo ritrovarmi proprio adesso.


_ VIVI E LASCIA VIVERE _

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E' l'ora del tè.




Bene, oggi sono incazzata nera. Anzi, forse è meglio dire alquanto infastidita.
Detesto la gente inopportuna, a maggior ragione quando incrocia la mia strada.
Mi infastidiscono le parole gettate a sproposito per argomentare tesi che non hanno argomento.
Sarebbe un piacere ascoltare argomentazioni con un gran bel senso sotto, sopra, davanti e dietro.
Parlare di qualcosa, di una sostanza, con qualcuno che sa quello che dice, che cazzo. Che sa di cosa sta parlando, del perchè lo sta dicendo.
Mi infastidisce chi limita il mio modo di esprimermi e come vedo le cose, le emozioni, le sensazioni. Come le vivo.
Perchè non c'è nessuno che può dirmi quali sono i meccanismi giusti e come devo usarli per veicolare ciò che sento.
Dicesi spontaneità.
E'
quella cosa che mi permette di andare a fondo negli occhi della gente, ed io questo lo so. Assieme ad altre piccole cose, che però per quanto piccole esse siano riescono ad arrivare.
E questo io lo so soltanto perchè lo sento.

Non vedo perchè omologare, aggiustare, rinchiudere la spontaneità, la sensibilità delle persone in meccanismi inutili per arrivare ad uno scopo: quello di stupire.
Io faccio il mio, tu fai pure il tuo.
La domanda che ti pongo è: che noia ti dà?

Non parliamo poi dell'ardire di molti che non si sa come mai si sentono sempre e comunque in diritto di dire stupidaggini. Sono schiette, dicono loro. Secondo me non sei schietto, sei uno che pensa poco prima di parlare.
C'è una sostanziale differenza.
Si riconoscono anche perchè non si sentono mai in dovere di chiedere scusa. E ci si arrampicano sulle scuse, scuse, scuse

hai capito male tu
io avevo capito che

non volevo dire questo ma


...


Resta comunque che lo dite.
Ed è un dato di fatto.


Ok. Vado a farmi un'ora di bici.
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Sindrome di Stendhal in corso...
Mi succede ogni volta che ascolto Echoes, mi entra nel cervello e s'impadronisce del mio linguaggio verbale,
come un direttore d'orchestra quando alza lieve la bacchetta ed inclina la testa a destra, socchiudendo gli occhi.

Co-direttrice: una giornata di autunno iniziato, scolpita nel sole e dal sole. Con miriade di nuvole anarchiche sopra la strada, a lanciarsi i pezzi di cielo per completare il puzzle.


Lego qualche tassello di me, oggi c'è parecchio rosso sulla pelle

lo isso lassù, per rattoppare i vuoti di cielo
ed aiutare la miriade di nuvole anarchiche sopra la strada

grigia. Che mi ricorda quel manto lucido dei gatti vagabondi e girovaghi nei borghi toscani.
Con i baffi lunghi come il girotondo delle loro vite.

Anche se non fosse, non atterrano comunque mai di schiena.


Lego qualche tassello di te, oggi c'è parecchio verde dentro i tuoi occhi.
Ti stringo un laccio bordeaux sufficientemente lungo attorno al polso.
Per ricordarti della terra, e forse un po' di quello che sono io.


Oggi mi aiuterai a ricomporre qualche stralcio di me, spingendo indietro le nuvole sarcastiche sopra la tua testa.

Mi ricordano tanto quel manto di brina che ricopre l'alba dei prati.
Profumano di passato, impastate di così tanti errori.
Ma anche se non fosse, non se ne vanno comunque mai di schiena.

Perchè rimangono lì dove sono,
a guardare.
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Vi scrivo seduta sul marciapiede di una strada, che attraversa la copertina in bianco e nero del libro appoggiato su quel comodino.


Mi sveglio alle 5.50... Il mercoledì e il venerdì mi tocca. Mi faccio la mia doccia bollente, di quelle che vaporizzano il vetro del bagno. Tutto sommato mi sveglio riposata e -quasi- fresca (prima della doccia, prima) .
Mi vesto: canotta arancione, maglia a maniche lunghe arancione, felpetta arancione completa di cappuccio. Colazione con thè e zuccheri avviati.
Treno 6.49. Entro e penso che un potente narcolettico abbia fatto effetto sui 2/3 dei presenti dentro il vagone, scartando l'ipotesi più ovvia: sono morti dal sonno.
In quanto respirano e russano pure.

Mi rannicchio nel sedile blu scuro del treno e inizio a leggere il libro per le due ore di viaggio. Lo finisco pure, cercando di decifrare le ultime pagine piene di aforismi incomprensibili.
Vabè, ci metto dei puntini di sospensione e morta lì.

Arrivo all'università verso le nove circa, trovandola inspiegabilmente deserta mentre un enorme, improponibile, gigantesco punto esclamativo piomba di fronte a me, nel cortile.

Ho bisogno di un altro tè ( di carta) dalla macchinetta dei corridoi e salgo in aula 8. Deserta.
Ahah.
Come dici?
No, dicevo. E' deserta.

Ahah.

Dove minchia sei PROFESSORE?!
Inizio a vagare in solitudine tra le aula sbiancate, opposte al colore della mia IRA ELEVATA AL CUBO. Salgo le scale, anche quelle che non esistono. Le salgo uguale.
E infatti nella landa della desolazione più sperduta incontro il PROFESSORE. E gli dico
- scusi, ma. Non fa lezione stamattina?-

Credo che mi abbia detto che c'era assemblea e che io non lo sapevo. Cioè. Che non lo sapevo me lo sono detta da sola, mentre camminavo per le vie di Firenze tornando in stazione, incrociando ventimila fotografi della domenica, anche se oggi è venerdì.
Pensando che non sarebbe un cazzo male come mestiere e che non mi dispiace quando mi chiedono perchè non lo faccio per lavoro. La fotografa, intendo.

Peccato che non so mai dare una motivazione.
Ma se mai dovesse accadere

PRIMA

PRIMA

devo vincere la battaglia tra ME e la NON LOGICA DEI CERVELLI.

E' che è una questione di principio, oltre che di controllo.
E' una questione di principio.