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Sindrome di Stendhal in corso...
Mi succede ogni volta che ascolto Echoes, mi entra nel cervello e s'impadronisce del mio linguaggio verbale,
come un direttore d'orchestra quando alza lieve la bacchetta ed inclina la testa a destra, socchiudendo gli occhi.

Co-direttrice: una giornata di autunno iniziato, scolpita nel sole e dal sole. Con miriade di nuvole anarchiche sopra la strada, a lanciarsi i pezzi di cielo per completare il puzzle.


Lego qualche tassello di me, oggi c'è parecchio rosso sulla pelle

lo isso lassù, per rattoppare i vuoti di cielo
ed aiutare la miriade di nuvole anarchiche sopra la strada

grigia. Che mi ricorda quel manto lucido dei gatti vagabondi e girovaghi nei borghi toscani.
Con i baffi lunghi come il girotondo delle loro vite.

Anche se non fosse, non atterrano comunque mai di schiena.


Lego qualche tassello di te, oggi c'è parecchio verde dentro i tuoi occhi.
Ti stringo un laccio bordeaux sufficientemente lungo attorno al polso.
Per ricordarti della terra, e forse un po' di quello che sono io.


Oggi mi aiuterai a ricomporre qualche stralcio di me, spingendo indietro le nuvole sarcastiche sopra la tua testa.

Mi ricordano tanto quel manto di brina che ricopre l'alba dei prati.
Profumano di passato, impastate di così tanti errori.
Ma anche se non fosse, non se ne vanno comunque mai di schiena.

Perchè rimangono lì dove sono,
a guardare.

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