Moonlight is bleeding from out of your soul

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Questa mattina mi sveglia il mio aspetto al limite tra l'inverosimile e la devastazione più totale.
Mi guardo allo specchio e noto, in ordine: le occhiaie, le occhiaie, le occhiaie
(mi addormento)
la bocca gigante in modo assurdo e rossissima
"Oddio ma cosa mi sta succedendo"
La mia voce da oltretomba dopo aver dormito tutta la notte respirando con la bocca perché il mio naso non esiste più.
Ah già. Noto anche che il mio naso non esiste più.
Apro l'acqua bollente della doccia, sperando nel miracolo: ovvero di potermi trasformare in un genio stratosfericamente gnocco. Ovviamente non per la consistenza.

Invece esco dalla doccia bollente (dopo essermi ri-addormentata sotto il getto del bocchettone) ugualissima a prima e preoccupata per i miei capelli,
come ogni volta che esco fuori tentando INVANO di dar loro una piega.
Non fa una piega, si dice. E non a caso.
Bevo il tè verde a 6000 gradi dalla tazza desideri e mentre il vapore si innalza inebriando i miei sensi sepolti da coltri e coltri di inutilità, fuori si scatena una tromba d'aria, phonnandomi di ghiaccio i capelli, che oramai...
Da vera eroina salvo la mia gatta che stava per vorticare sul terrazzo assieme ad una miriade di foglie rossebarragiallebarrarancio.
Buongiorno Autunno!

Comunque io sottolineo che ne è valsa la pena, anzi STRAVALSA la pena. Non potevo perdermi il concerto dei Porcupine. Che dire, indescrivibili.
Io imbottita di actigrip, completamente anestetizzata da qualsivoglia sensazione umana, estraniata dalla loro musica aliena.
Perché, diciamocelo, non sono umani.
E se a Milano, due anni fa, erano stati strepitosi,
a 'sto giro si sono superati, suonando due ore e mezzo: la prima parte eseguita magistralmente con tutto The Incident Disc 1 e se mi aveva convinto meno di Fear of a Blank Planet, dal vivo mi ha ipnotizzato, coinvolto, stravolto il cervello e soprattutto il cuore durante I drive the Hearse.
Pezzo, a mio parere, capolavoro.

Nella seconda parte -revival cattivissimo-
Wilson raggiunge il culmine con Anesthetize e procede con una scaletta per niente scontata, passando da The Start of Something Beautiful fino a toccare picchi melodici con Lazarus.
Inevitabile il bis, considerati anche noi tutti,
calorosissimi a fare i cori o ad ascoltare in religioso silenzio.
Tanto che secondo me i porcospini erano sinceramente stupiti.
Finale col botto: Trains, una delle mie preferite di uno dei loro album TOP- In absentia.

Al ritorno, in macchina, canto un mix di parole a caso tra Radiohead, Beatles & Rolling Stones, con la testa che mi precipita
sul sedile dal sonno.

Ed un volo leggero.
Tutta -la- vita.

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