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Sono già le 22.55 ... 
Il mal di testa passa piano piano, da fuori arriva aria fredda, finalmente, e in cucina sta bollendo l'acqua per la solita camomilla. 
Sento il profumo d'inverno. 
Ho ancora tutti i maglioni che tenevo nell'armadio di Firenze chiusi negli scatoloni, assieme alle fotografie che tenevo in camera, 
alle lettere stampate, custodite nelle buste di plastiche. 
Da rileggermi prima di andare a letto, quando nella casa dormivo da sola, dimenticandomi la luce accesa. 
Un po' mi mancano le chiacchierate con le mie coinquiline fino a che non mi si chiudevano gli occhi dalla stanchezza, con la testa tutt'uno con il piumone arancione scuro. 

Tuttavia ho una grande esagitazione per il 
futuro, come se al risveglio dovesse aspettarmi chissà quale gigantesca novità. 
Delle volte mi appiccico al finestrino dell'auto, o dell'autobus, o del treno e inizio ad immaginare cosa mi riserverà il percorso che sto affrontando. 

Credo che la cosa che mi caratterizzi di più oggi sia un sorriso nostalgico 
e una grande sciarpa a scacchi verdi e bianchi, 
per proteggermi dalle folate di sogni 
come neve.

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